Ricorso al TAR contro i 26 comuni del distretto di Merate.

Nel  lontano  2013 il  Granaio  e  altre  associazioni, con l’accordo  di  alcuni  genitori di  ragazzi  disabili  che  frequentano  il CDD  di  Merate, hanno  presentato  ricorso  al  TAR  per  i  seguenti  motivi:

 

 

 

 

 

 

  • L’amministrazione di Merate, che  allora  gestiva  il  CDD, assieme  alla  sig.ra  Gatti  sindaco  di  Airuno e rappresentante  dei  sindaci  del  Lecchese,  avevano  deciso  che  le  rette  dei  portatori  di  handicap che  frequentavano  il  CDD, dovevano  essere  aumentate.  Ed  infatti  le  aumentavano nella  cifra  di  155 euro/mese.  Senza tener conto della  situazione  ISEE  dei  vari  soggetti.  Inoltre  si  proponevano  di  aumentare  la  cifra  sino  a 400 euro/mese, facendo  riferimento al  distretto  di  Bellano che,  abusivamente, aveva  introdotto per  i  loro  utenti.  Ora  dovete  pensare  che  un  disabile  prende  una pensione  di  circa  270 euro  al  mese.  Sommando  i  155 euro  di  retta  al costo della mensa  si  veniva  a  spendere  una  cifra  vicino  o  superiore  alla pensione  percepita.  E  constatato  che  queste decisioni  non sono  leggi  regionali  e nemmeno  statali, i  comuni le  fanno  in  piena  autonomia  e  constatato  che  alcuni  comuni  in  Lombardia  e vicini  a  noi  non  pagavano  la  retta oppure  alcuni comuni  le quantificavano  in  180 euro /mese-compresa  la mensa- abbiamo  preso  una  decisione  collegialmente- giudicando  la  decisione  del  comune di  Merate  una  vera  ingiustizia.   E  ci  siamo  rivolti  al  TAR.
  • I comuni cosa hanno  pensato di  fare  per  contrastarci?  Hanno  pensato  di  inventare, con  il  loro  avvocati  superpagati, da noi tutti, una  scappatoia  burocratica.  Hanno  detto  : avete  presentato  il  ricorso tardi, fuori  dai termini  di  legge!!  Ma  al  trubunale  non  hanno  saputo  dimostrare  quando  e  come  ci  erano  stati  recapitati  questi  documenti. Nemmeno  per  sogno  che  loro si  siano posti  il  problema  se  il  nostro  ricorso  era  giusto  o  meno.  Questi  sindaci  e  dirigenti  dei  vari  uffici  non  hanno  la  minima  cultura  in  questo  campo.  Non  leggono  leggi  e  sentenze  che  dovrebbero  riguardare la  vita  quotidiana  dei loro  cittadini.  Appena  qualcuno  dice  il  contrario  di  quello  che  decidono  lo cosa  fanno?    Ingaggiano  avvocati  e  consulenti  a  suon  di  migliaia  di  euro (sempre  pagati  dalle nostre  tasche)  ;  loro  non ci rimettono  nulla  e  non  vengono  nemmeno puniti per  gli  errori  che  fanno.

Cosa  ha  deciso  il  TAR  dopo  anni ? ( i  comuni trafficavano  sempre per  rinviare  sentenza; più  rinvii  più si pagano gli avvocati)

  1. . Il tribunale  impone  ai  comuni  di  cancellare  tutti  i  regolamenti  fatti e  di  rifare  anche  il  regolamento  già  approvato   dal  2012  al  2015.  Cosa  che  renderà  ai  comuni  la  vita  complicata.  Inoltre  le  proposte di  regolamento  fatto  dopo  il  2015  non  vengono approvate.
  2. Ha stabilito  che  non  si  può  applicare  una  retta  fissa per  la  frequenza del  CDD.  Bisogna  guardare  l’ISEE  individuale di  ogni  utente.
  3. Suggerisce ai  Comuni di  farsi  il  loro  regolamento  ISEE e non  adottarne  uno  per  tutti.  Siccome  la  materia  riguarda  la sensibilità di ogni forza  politica  che  gestisce il sociale  che  può  variare  da  Comune a  Comune.

Come noi  potremmo  procedere  d’ora  in avanti?

  • A questo  punto    potremmo  chiedere  ai  comuni  la  restituzione  di  tutti  i  soldi  versati  da  noi  per  il  CDD.(dal 2012). Amministrativamente  se  i  comuni  non  ricorrono al Consiglio di Stato saranno  forse  obbligati a farlo.
  • Ricorrere al Consiglio  di  Stato  per  quanto  riguarda  i  punti  non  accettati  nella sentenza: definizione  della  retta, definizione  della  mensa e  definizione dei  trasporti.
  • Oppure, come suggerisce  il buonsenso: rinunciare  ai  soldi  ormai  versati, ( che  guarda caso sarebbero dei cittadini che pagano le  tasse) ma  pretendere  che  i  Regolamenti  vengano redatti  con  la  consulenza  dei  nostri  avvocati  e  naturalmente  la  nostra  presenza.
  • Nonostante le sentenze  del  Consiglio di Stato che dice  esplicitamente che  il 70 % dei costi vanno  alla  regione  e  pertanto  alla sanità, il  30% ai comuni, continuano  a  pagare  il  50% (parliamo dei  Comuni)  Perché  questa  situazione?  Inspiegabile sono accordi  nascosti tra  Comuni e  Regioni e  nonostante  le ristrettezze economiche dei  Comuni  non  promuovono vertenza  verso  la  Regione.  La  logica?  Solo  politica.   Ed  alla fine  stressano  i  portatori  di  handicap e  le  loro  famiglie sino  a  costringerli  a  ricorrere  al  TAR  per  far  rispettare  le  leggi  esistenti.

Cosa  potrebbero  fare  i  Comuni?

  • Ricorrere al  Consiglio  di  Stato, visto che  i  punti  principali  come  i  regolamenti  sono  stati  bocciati.   E’ una  soluzione  che  i Comuni  generalmente  fanno.  Considerando che  i  soldi  che  spenderanno  non  sono  loro e  non  sanno  nemmeno da  dove  arrivano….oppure  si  penserà che ricorrendo  i  tempi  si  allungano  e  chi  verrà  dopo  di  loro ….se  la  sbrighino.
  • Oppure scendere a  compromessi  con  noi  e  sedersi  ad  un  tavolo  e  cercare  di  stendere  un  documento  nel  quale  anche  i  non  politici  possano  dire  la  loro.  Le  sentenze  del  Consiglio  di Stato  che  completano quello  che  manca  alla nostra  sentenza  si  stanno  susseguendo  di  settimana in  settimana.  E danno  sempre  torto  ai  comuni  che ricorrono,  Vediamo  cosa  si  inventano questi amministratori  eletti  per  i  bisogni della  popolazione!!

Sarebbe  curioso  sapere  quanto  hanno  speso  i  Comuni e  Rete Salute  per  opporsi  alle  nostra  istanza.  Per  ora  non  vediamo  cifre, ma  un  giorno  o  l’altro  qualcuno ne  verrà a  conoscenza  ed  allora  lo  pubblicheremo.  I cittadini  devono sapere  come  e  quanto  spendono  i  nostri  amministratori, per  difendersi  dalle  richieste di  questi  pericolosi e ricchissimi  criminali ( i disabili con 270 euro di pensione)

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